MOZZICONI&Co

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Quando si parla di “vizi” il fumo è spesso uno dei primi che ci viene in mente. Per definizione, un vizio è una azione, un comportamento che diventa così abituale da diventare difficilmente correggibile; non per forza è una cosa negativa o dannosa, ma nel caso del fumo ci sono tutti i dati che indicano il tabagismo come la causa di molte patologie croniche e la prima causa evitabile di morte al mondo.

Meno noti sono i danni che il vizio del fumo porta anche all’ambiente.

Iniziamo con qualche numero: nel mondo si stima ci siano circa 1,5 miliardi fumatori, mentre in Italia la stima dell’Istituto Superiore di Sanità è che siano 10,5 milioni i fumatori, più o meno il 25% della popolazione adolescente e adulta; sempre in Italia, mediamente si fumano 12-13 sigarette al giorno, che moltiplicato per i 365 giorni dell’anno porta il totale ad oltre 4000 per ogni persona…

Purtroppo, per cattiva abitudine, il mozzicone viene molto spesso abbandonato in natura, con un gesto quasi liberatorio e sprezzante, causando un inquinamento a cui sicuramente non si pensa.

Essendo piccolo, si può pensare che non dia problemi abbandonarlo in ambiente (cittadino o naturale poco cambia, gettato per strada o in un tombino molto probabilmente arriverà al mare), mentre alcuni dati riportano che i mozziconi rappresentano circa il 40% dei rifiuti nel Mediterraneo, contro ad esempio il 9,5% delle bottiglie di plastica, quindi una quantità enorme ma a noi non visibile ad occhio nudo semplicemente perché “diluita”.

Il mozzicone è composto principalmente dal filtro, costituito da acetato di cellulosa, con lo scopo di trattenere nicotina ed il così detto “catrame”, composto da metalli tossici come cadmio, piombo, arsenico, ed in alcuni casi è stato trovato anche polonio radioattivo: questi metalli sono presenti nelle foglie del tabacco, residui di pesticidi usati nella coltivazione del tabacco. A cui sono da aggiungere idrocarburi policiclici aromatici ed altre sostanze ignote, aggiunte alla ricetta per rendere più piacevole la sigaretta. Vedendo quali sostanze sono contenute nel filtro, appare chiaro che se fosse un dispositivo industriale richiederebbe uno smaltimento speciale…

Abbandonato a terra o in acqua, con tempi leggermente diversi, il mozzicone inizia a degradarsi, rilasciando le sostanze contenute nel filtro; se per la singola sigaretta sono piccole quantità, moltiplicate per il consumo diventano rilevanti. Si stanno sviluppando studi di biologia e tossicologia delle interazioni tra i componenti dei mozziconi e la vita acquatica, specialmente alghe ed altri microorganismi: tra i risultati finora ottenuti, si sono visti rilevanti effetti tossici dovuti alla nicotina, risultati non sorprendenti poiché questa sostanza era usata come antiparassitario proprio per la sua tossicità verso molti organismi viventi. Sembra banale ricordare che ogni volta che si aspira una sigaretta queste sostanze entrano nei polmoni…

Un ultima riflessione la vorremmo fare sulla degradabilità del filtro. Si trovano indicazioni che la cicca si degradi in un tempo di 1 – 3 anni secondo i dati della British American Tobacco, per cui (a detta loro) non rappresenta un problema di inquinamento sul lungo periodo. Questi dati vengono però smentiti dal una ricerca del 2009, che evidenzia come l’acetato di cellulosa da filato si degradi in polvere fine, in tempi di 10 – 15 anni, diffondendosi nel suolo e nelle acque: in altri termini, si diluisce nell’ambiente senza svanire mai.

Esistono dei modi per evitare questo? Certo che sì! Il primo è non gettare mai un mozzicone in natura, ma conferirlo nel secco residuo, avendo cura di spegnerlo; non è da escludere che ci potrà essere in futuro una filiera per il recupero e riciclaggio dei mozziconi. Il secondo è il più efficace e porta benefici sia personali che ambientali, cioè smettere di fumare. Serve della forza di volontà ma non è impossibile ed i vantaggi sono innumerevoli, dalla salute personale all’ambiente; chi ne risentirebbe sarebbero chi lavora nella filiera del tabacco ed in parte anche per le casse dello Stato, ma si può capire il controsenso di pagare con la propria salute un settore economico.


Fonti:

Wikipedia – Cicca

www.plef.org

https://ilblogdellasci.wordpress.com

Portale di epidemiologia EpiCentro dell’Istituto Superiore di Sanità