Il teleriscaldamento e il II° principio della termodinamica
In questi ultimi giorni abbiamo letto diversi articoli sul teleriscaldamento della città di Brescia e con questa lettera vorremmo dare anche noi il nostro piccolo contributo al dibattito, affrontandolo da un punto di vista diverso e cioè applicando al sistema di teleriscaldamento il II° principio della termodinamica.
Il II° principio della termodinamica è uno dei cardini base della scienza moderna che, per semplificarne la lettura, riassumeremo nel seguente enunciato: in qualsiasi processo di trasformazione di energia non è possibile trasformare integralmente il calore in energia lavoro o trasferire calore da un oggetto ad un altro senza avere una perdita di energia stessa durante la trasformazione.
Applicando questo principio al teleriscaldamento, le perdite di energia dovute al processo saranno due, la prima è dovuta al dover portare la temperatura dell’acqua da 70°C a 120°C indipendentemente dalla fonte primaria (inceneritore, fonderia o altro), la seconda è invece dovuta alla necessità di trasportare l’acqua a 120°C dalla fonte alle utenze domestiche.
Quest’ultima perdita di energia potrebbe essere molto inferiore se quell’acqua a 120°C fosse immessa immediatamente in una turbina a vapore per produrre energia elettrica invece che nel teleriscaldamento, in quanto la perdita dovuta al passaggio di corrente elettrica nella rete di distribuzione (cavi elettrici) è incommensurabilmente più piccola di quella che si ha trasportando migliaia di metri cubi di acqua verso gli utilizzatori finali; in virtù di questa considerazione si può quindi concludere che il teleriscaldamento non è un metodo energeticamente efficiente per il riscaldamento domestico.
Un altro fattore che gioca a sfavore del teleriscaldamento è il global warming, infatti con il passare degli anni la stagione fredda è sempre più breve e mite, quindi anche la domanda di energia da riscaldamento domestico sarà sempre più bassa nel tempo.
Se vogliamo immaginare un futuro sostenibile, dobbiamo prima partire dalla riduzione dello spreco di risorse, in primis proprio l’energia visto che è quella che più di tutti genera emissioni nocive in atmosfera; il futuro sostenibile del riscaldamento domestico non può passare dal trasporto di acqua calda, ma dal trasporto di corrente elettrica che poi tramite pompe di calore diventa energia per riscaldare le case senza generare emissioni.
Va infine sottolineato che, in tempi di economia circolare, di sostenibilità nell’uso delle risorse e di decarbonizzazione, produrre energia bruciando i rifiuti è la cosa meno ragionevole, infatti ha fattori di emissione unitari di gas-serra (CO2 fossile per kWh prodotto) già più elevati del mix energetico nazionale (che è destinato ad efficientarsi ulteriormente, rendendo ancora più impietoso il confronto con l’incenerimento); e negli scenari ambiziosi definiti dalla agenda UE sulla economia circolare, l’incenerimento compete con la riduzione progressiva dei rifiuti indifferenziati, rallentando l’evoluzione del sistema. Tanto che la stessa Commissione Europea si è accorta della cosa, segnalando, con la sua comunicazione del Gennaio 2017, la necessità di disinvestire dall’incenerimento (e di ridurne la capacità in zone con sovracapacità, come la Lombardia). Non solo: le Istituzioni UE stanno operando, per gli stessi motivi, una “stretta” sui finanziamenti all’incenerimento, prevedendo di terminare la concessione di fondi allo stesso, ed escludendolo dalla “Tassonomia” UE delle attività ammesse a finanza sostenibile.
Gianluca Cuc
Coordinamento team 5R Zero Sprechi
Aggiornamento del 30/05/2020
Finalmente oggi è stata pubblicata sul Giornale di Brescia la lettera del “nostro” Cuc inviata al direttore.